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Full text of "BIN 1998"

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GENTE 


Un'altra testimonianza sul dramma portato alla ribalta dal Viagra: parla Tony Binarelli 


"UNA SCAPPATELLA MI GOSTO GARA: FEGI BRUTTA. FIGURA E PERLA PAURA RESTAI IMPOTENTE UN MESE" 


® «Ero disperato: in passato una cosa simile mi era capitata soltanto quando, per i miei 18 an- 


«Dieci anni fa conobbi una hostess e subito dopo volli avere un'avventura extraconiugale con lei, 
però feci "cilecca”» @ «Nei giorni seguenti ebbi lo stesso problema anche con mia moglie» @ 


di 
MARILÙ SIMONESCHI 


Roma, luglio 
uesta volta prende la 
parola il mago televi- 
sivo Tony Binarelli, 
in merito allo scot- 

tante e dibattuto tema 
dell’impotenza maschile, 
un problema di cui si parla 
molto da quando è entrata 
in commercio in vari Paesi 
del mondo la pillola che 
pare la curi, cioè il Viagra. 

Anche lui ha una testi- 
monianza diretta da rac- 
contarci, anche lui si è tro- 
vato alle prese con questo 
problema. 

«Attualmente ho 57 an- 
ni», esordisce «e la mia 
carriera ”erotica” è inizia- 
ta o avrebbe dovuto inizia- 
re, come adesso vi spie- 
gherò proprio il giorno del 
mio diciottesimo com- 
pleanno. Con un gruppo di 
amici, proprio per festeg- 
giare degnamente quella 
ricorrenza, decisi di parte- 
cipare a un'allegra incur- 
sione in una "casa d’ap- 
puntamenti”. Era il voler 
approfittare di un'ultima 
possibilità, visto che di lì a 
pochi giorni la legge Mer- 
lin ne avrebbe chiuso i bat- 
tenti. 

«Le cose però non anda- 
rono proprio come spera- 
vo e sperimentai subito la 
prepotenza di un istinto, 
che sa come evitare preva- 
ricazioni. Infatti feci ”ci- 
lecca”. Scegliemmo la ca- 
sa di tolleranza più a buon 
mercato di Roma, ne ri- 
cordo ancora l'indirizzo: 
Via Cimara 21. L'ambiente 
era quanto di più squallido 
si potesse immaginare: vi 
regnava un odore greve di 
aria stagnante, sudore e 
soffritto. La mia signora” 
mi portò in una stanzetta 
dalle pareti lerce. 

«Brutalmente quella 
donna, non più giovanissi- 
ma, mi disse: ”Non crede- 
re di poter perdere troppo 
tempo”. Mi sentii annichi- 
lire, la guardavo senza il 
coraggio di avvicinarmi, 


di tentare un qualsiasi ap- 
proccio e così, pur volendo 
a ogni costo "togliermi il 
dente” della prima volta, 
non riuscii proprio a far- 
cela. 

«Ho raccontato questo 
episodio per far capire co- 
me per me (ma credo pos- 
sa valere per tutti), sia sta- 
to già dall'inizio importan- 
te il coinvolgimento psico- 
logico, senza il quale il ses- 
so può diventare una pra- 
tica svuotata di significato 
oppure addirittura inso- 
stenibile». 


Dopo quell’episodio 
all'esordio poi è andato 
tutto bene? 


«Ovviamente sì. E’ arri- 
vata pochi mesi dopo 
quell’infortunio la possibi- 
lità di far l’amore per la 
prima volta con una coeta- 
nea, una ragazza che in- 
contrai in una sala da bal- 
lo. Quella volta per fortu- 
na tutto andò come dove- 
va. E ancor meglio mi tro- 
vai negli anni successivi 
quando, persa l'incertezza 
della poca esperienza, mi 
tuffai con gioia in una vita 
di relazione affollata e pia- 
cevolmente attiva. Comin- 
ciando presto a lavorare 
nello spettacolo mi ritro- 
vai a girare l’Italia con i 
miei show e in conseguen- 
za di ciò ad avere un gran 
numero d’occasioni per 
incontri galanti, più o me- 
no coinvolgenti. Storie du- 
rate una notte, un mese 0 
più, ma sempre motivate 
da una sana attrazione. 
Quando ho corteggiato 
una donna è stato sempre 
per un interesse globale, 
che prevedeva, nel caso se 
ne fosse presentata l’op- 
portunità, l'avvio di una 
relazione stabile, di un 
rapporto importante. 


Quando e come si è 
presentato nuovamente 
e in modo più preoccu- 
pante il problema del- 
l'impotenza? 


«Se quel primo episodio 
che ho raccontato potreb- 


be esser definito un nor- 
male "incidente d'avvio”, 
quel che mi sono trovato a 
vivere una decina d'anni fa 
potrebbe essere invece de- 
scritto come un vero e pro- 
prio dramma privato, so- 
prattutto per le implica- 
zioni psicologiche che ha 
generato e per il coinvolgi- 
mento della mia compa- 
gna di vita, che ha sofferto 
come e più di me. 

«E’ innanzitutto impor- 
tante che io spieghi come 
Marina, mia moglie, abbia 
rappresentato davvero per 
me un punto di riferimen- 
to essenziale. L'ho incon- 
trata più di 30 anni fa, 
quando lottavo per affer- 
marmi e il successo era an- 
cora un sogno. Lei era una 
ragazza semplice, fresca, 
che ha messo subito la sua 
vita nelle mie mani, facen- 
domi capire che chiunque 
fossi divenuto lei avrebbe 
continuato ad amarmi. Il 
fatto che rimanessi uno 
spiantato sembrava non 
spaventarla. 

«Ci siamo sposati nel 
1969, trovando nella con- 
vivenza veramente una 
fonte di serenità. Il nostro 
grande problema è stato 
quello del mancato arrivo 
di un figlio. Ricordo anco- 
ra gli anni in cui attende- 
vamo fiduciosamente che 
lei rimanesse incinta, poi 
quelli di alterne speranze 
in cui analisi, cure, visite, 
ci hanno dato modo di col- 
tivare l'illusione di scio- 
gliere quel nodo. Poi, a po- 
co a poco, è subentrata la 
consapevolezza dolorosa 
che quella grande gioia 
della vita a noi sarebbe sta- 
ta negata. 

«Abbiamo vissuto mo- 
menti molto difficili per la 
voglia frustrata di mater- 
nità e paternità, a volte 
sembrava risentirne di più 
mia moglie, a volte ero io a 
sentirmi più triste. Abbia- 
mo pensato anche alla so- 
luzione dell'adozione, ma 
ogni volta ci veniva meno 
la risolutezza di avviare le 
pratiche legali, una lunga 


«CONFESSAI TUTTO» Roma. n 
56. Il popolare mago televisivo racconta di aver vissuto, 


dieci anni fa, un periodo decisamente drammatico. «In 
un momento di crisi del mio matrimonio ho avuto un’av- 


e incerta battaglia contro 
la burocrazia. 

«Il lavoro ci ha molto 
aiutato, io mi sono trovato 
a vivere anni d'attività arti- 
stica intensissima. Anche 
Marina ha riversato molte 
energie nel suo lavoro 
d’impiegata, le stesse ener- 
gie che avrebbero fatto di 
lei una ottima madre. 

«Se ora siamo ancora in- 
sieme, vicini a festeggiare 
il trentesimo anniversario 
di nozze, lo dobbiamo alla 
solidità di un sentimento 
che ci ha fatto bastare l’u- 


no all'altra. Quel dramma 
ha comunque segnato le 
nostre esistenze e ne ha 
fatto a un certo punto sca- 
turire un altro». 


A che cosa si riferisce 
esattamente? 


«Una decina d'anni fa ci 
siamo trovati a vivere una 
brutta crisi e a dover supe- 
rare il momento più diffi- 
cile della nostra vita co- 
niugale, quello in cui una 
grande confusione ti porta 
a non avere più certezze, a 
guardare avanti senza il 


\ 


ni, andai con gli amici in una pia ‘casa d’ SR » @ «Mi ha salvato uno psicologo» 


ventura extraconiugale, o meglio mi sarebbe piaciuto averla. Con mia grande sorpresa, 
infatti, feci cilecca”. Cosa che continuai a fare anche con mia moglie. La cosa mi 
mandò nella più cupa disperazione. L’andrologo a cui mi rivolsi disse-che non dovevo 
preoccuparmi ma io non riuscivo ad avere rapporti completi. Poi mi recai da uno psi- 
cologo che mi suggerì di confessare il tentato tradimento a mia moglie. Lo feci e guarii». 


necessario ottimismo. 
«Marina aveva superato 
i 45 anni e si avviava a 
quella stagione della vita 
di una donna che viene de- 
finita difficile da vari pun- 
ti di vista, anche da quello 
medico. Per lei il frangente 
era doppiamente delicato, 
perché abbandonare l’età 
feconda significava sep- 
pellire definitivamente il 
suo sogno di maternità. Io 
ho cercato di esserle vici- 
no come potevo, anche se 
il lavoro mi portava ad as- 
senze piuttosto lunghe. Ri- 


cordo che in quel periodo 
per svagarci, facemmo 
una piacevole crociera vi- 
sitando luoghi bellissimi. 
Ma non fu un viaggio feli- 
ce. Io ripartii quasi subito 
per un viaggio di lavoro, 
che doveva portarmi a fare 
tappa nelle maggiori capi- 
tali europee. Nel prepara- 
re la valigia mi resi subito 
conto che partivo con uno 
spirito nuovo: quello di 
scrollarmi di dosso i nostri 
problemi, recuperando 
per quanto potessi un po’ 
di gioia di vivere. 


«A me determinate oc- 
casioni non sono mai 
mancate: ballerine, can- 
tanti, semplici compagne 
di viaggio, avrebbero po- 
tuto trasformarsi in occa- 
sionali amanti molte volte, 
ma nel corso di tanti anni 
non avevo mai sentito il bi- 
sogno o la necessità di un 
diversivo. Quella volta in- 
vece, il mio stato d'animo 
era diverso, avevo eviden- 
temente voglia di trasgres- 
sione, di una vacanza della 
mente, che mi facesse pen- 
sare solo a me stesso. 


«L'occasione non tardò a 
presentarsi: eravamo nello 
stesso albergo e lei, una 
hostess che viaggiava in 
continuazione per il suo 
lavoro, mi apparve pro- 
prio come desideravo ve- 
derla: giovane, allegra, di- 
sinibita e senza complessi. 

«Bevemmo insieme 
qualcosa e il suo modo di 
ridere e di guardarmi mi 
aveva già fornito una chia- 
ra indicazione: se lo avessi 
voluto saremmo stati in- 
sieme. Quella volta non mi 
tirai indietro e provando 
una piacevolissima eufo- 
ria la seguii nella sua stan- 
za. Aveva all'incirca 30 an- 
ni, era bionda, molto fem- 
minile. Ricordo ancora il 
profumo della sua pelle. 

«In quel momento, lo 
confesso, non provavo al- 
cun senso di colpa. Potevo 
disporre di me stesso e mi 
accingevo a vivere una 
notte d’intensa passione 
senza conseguenze di nes- 
sun tipo, sapevamo en- 
trambi che non ci sarem- 
mo più rivisti. Avevo fatto 
portare in camera dello 
champagne ghiacciato e 
l'atmosfera era riscaldata. 

«Poco dopo mi sarei tro- 
vato però di fronte a un 
problema insormontabile: 
incredibilmente mi venne 
a mancare ogni energia. 
Malgrado ci fossero, sulla 
carta tutte le giuste com- 
ponenti e una buona attra- 
zione io non riuscii a por- 
tare a termine il rapporto. 

«Ero dispiaciutissimo 
non sapevo come giustifi- 
care la mia inaspettata in- 
capacità e mi trovai a ripe- 
tere come un disco rotto 
che non mi era mai acca- 
duto prima, cercando di 
far capire alla ragazza che 
non dipendeva da lei. 

«In verità la mia occa- 
sionale amica la prese con 
molto spirito, continuò a 
ridere e a scherzare, ma io 
imbarazzatissimo mi rive- 
stii di corsa e lasciai im- 
mediatamente la sua stan- 
za. Quella notte non riu- 
scii a dormire, provando 


un doppio senso di colpa: 
avevo voluto tradire mia 
moglie e mi ero ritrovato a 
fallire nel peggiore dei mo- 
di». 


Il problema restò cir- 
coscritto a quella notte 
di mancata ”evasione”? 


«Purtroppo no. Una vol- 
ta rientrato a Roma mi ri- 
trovai a riprendere la vita 
di sempre, sicuro di dover 
velocemente dimenticare 
sia quel mio tentativo 
mancato di tradimento, 
sia il mio naufragio”. 

«Naturalmente non par- 
lai a mia moglie dell’acca- 
duto: le avrei dato un dolo- 
re inutile e in fondo pensa- 
vo non ci fosse nulla da 
confessare, visto come 
erano andate le cose. 

«Problemi tra me e mia 
moglie non ce n'erano mai 
stati. Anche nei momenti 
più brutti, o quando ave- 
vamo litigato riuscivamo a 
dimenticare ogni cosa ri- 
trovandoci abbracciati la 
sera. Purtroppo qualcosa 
si era evidentemente in- 
ceppato in me perché 
quella sera stessa mentre 
con il solito desiderio mi 
ero accostato a Marina, mi 
resi conto di non riuscire 
di nuovo ad andare avanti. 

«A quel punto la paura 
diventò panico, non capi- 
vo che cosa potesse esser- 
mi successo e se dapprima 
ero riuscito a giustificare 
la mia brutta figura” con 
una sconosciuta, non riu- 
scivo invece ad accettare 
di non poter far l’amore 
con mia moglie, la donna 
che continuavo comunque 
ad amare». 


Ne parlò con lei? 


«Inizialmente no. Lei 
scambiò il mio improvviso 
cedimento per stanchezza 
e non sembrò preoccupar- 
sene più di tanto, mentre 
io ero davvero a terra. Pur- 
troppo la cosa si ripeté più 
o meno nel medesimo mo- 
do per varie volte nel corso 
di un paio di settimane. Fu 
a quel punto che mi decisi 


38 - GENTE 


a prendere appuntamento 
con un andrologo. 

«Quel medico mi a- 
scoltò, poi mi prescrisse 
delle analisi e un'ecogra- 
fia, anticipandomi però 
che secondo lui da un pun- 
to di vista medico non 
c'era nulla che dovesse 
giustificare quella forma 
d'impotenza. 

«I risultati degli accerta- 
menti gli diedero ragione e 
lui mi congedò consiglian- 
domi di restare tranquillo 
e di riprovare dopo qual- 
che giorno a intraprende- 
re un normale rapporto. 
Se ci fossero state ancora 
difficoltà avrei dovuto ri- 
chiamarlo. Riprovai un 
paio di giorni dopo, la si- 
tuazione però era la stessa. 
Fu davvero un brutto col- 
po per me, uno stato di co- 
se simile non riuscivo ad 
accettarlo passivamente, 
ritenevo di avere una ”me- 
nomazione”, un handicap 
arrivato anzitempo, prima 
ancora dei 50 anni. 


«NON FU FACILE» 


«Richiamai quel medico 
e lui mi diede il numero di 
un suo collega, un medico 
psicologo esperto di pro- 
blemi legati alla vita di 
coppia. Allo specialista 
raccontai ogni cosa nei 
minimi dettagli e nel corso 
di quell’unico incontro ri- 
solsi il mio problema. 

«Uscendo da quello stu- 
dio avevo capito di dover 
parlare apertamente con 
Marina di quanto era ac- 
caduto, del mio incontro 
con la hostess. Insieme, ne 
ero certo, avremmo ritro- 
vato la forza e il piacere di 
superare quel mio blocco 
psicologico. 

«Non fu facile, ma af- 
frontai con fermezza la si- 
tuazione e mia moglie si 
mostrò, come mi aspetta- 
vo, molto comprensiva. 
Anzi, nei suoi occhi notai 
anche un certo compiaci- 
mento: quella mia ”figu- 
raccia” con la hostess 
l'aveva ripagata del mio 
tentativo di tradimento. 

«Liberatomi di un peso, 
che inconsciamente porta- 
vo dentro, in poco tempo, 
diciamo nel giro di un me- 
se, le cose tra noi tornaro- 
no alla piena normalità. 
Riprendemmo a fare l’a- 
more con il trasporto e 
l'intesa di sempre e potrei 
dire con nuovo entusia- 
smo». 

Marilù Simoneschi